Il barocco è vivo, viva il barocco
Per età barocca s’intende normalmente (e giustamente) il periodo storico che va dal Seicento alla prima metà del Settecento. In realtà, i principi estetici del barocco hanno caratterizzato diverse epoche precedenti, come l’arte greca del periodo ellenistico e il manierismo. Allo stesso modo compaiono in epoche successive: ora, evidentemente, è di turno la nostra.
Stiamo vivendo in un’età neobarocca. Qui non vogliamo esprimere giudizi di valore: quello che c’interessa è capire ciò che vediamo, ascoltiamo e respiriamo tutti i giorni.
Classico e barocco non si rincorrono nella storia, ma convivono. Nelle varie epoche si può trovare ora la prevalenza dell’uno ora dell’altro, ma sono sempre presenti entrambi.
Infatti, pur nell’instabilità e nell’incertezza del nostro mondo esistono sottosistemi tradizionali, stabili e ordinati. Ogni classicismo non è mai un semplice ritorno al passato, ma una nuova forma d’ordine.
Il classico contemporaneo è la concezione della bellezza. Dai bronzi di Riace (straclassici, ma scoperti solo negli anni ‘70) a Rambo, dal bodybuilding al fitness, dai centri benessere alle terme, dalla chirurgia plastica allo yoga e alle pratiche salutistiche. La parola chiave è la stessa degli antichi greci e romani: armonia.
Bellezza e Vaghezza
L’estetica neobarocca comprende anche l’imprecisione e l’indefinitezza. Come nei quadri di Caravaggio i volti emergono dall’ombra e dobbiamo ricostruirli parzialmente con l’immaginazione, così nei film è ricercato l’effetto nebbia o l’effetto oscurità. L’imprecisione può essere anche narrativa: nel film di Peter Greenaway “I misteri del giardino di Compton House” c’è l’impossibilità immediata di collegare luoghi e immagini in un filo logico lineare.
“Vaghezza” deriva da vagare, errare. Il vagabondaggio prevede l’improvvisazione, l’imprevisto. Molte trasmissioni televisive sono realizzate in diretta, dove il rischio della gaffe è sempre in agguato; ma proprio quel rischio viene chiamato “il bello della diretta”. Dalle trasmissioni di Renzo Arbore in poi, molti spettacoli televisivi si basano sull’improvvisazione.
Se il classico è il mondo dell’ordine e della precisione, il barocco è il mondo del pressappoco e del non so che. Il piacere deriva da un “resto” che rimane inesprimibile.
Frammento e dettaglio
I piacere del dettaglio e del frammento sono sintomi dello spirito del tempo, caratterizzato dalla perdita della totalità. In un’epoca di declino dei sistemi ideologici forti, in cui sembra perduta o comunque indebolita l’aspirazione a una visione d’insieme, dettagli e frammenti diventano fatti autonomi con un proprio valore che fanno perdere di vista i quadri di riferimento generale.
Il dettaglio significa letteralmente “tagliato da”. È la parte di un insieme e ha dato origine all’iconologia, che è lo studio dei dettagli di un’opera d’arte. Oggi il gusto per il dettaglio supera il gusto dell’insieme: l’estetica dell’”alta fedeltà” valorizza il piacere della perfetta riproduzione tecnica di un brano musicale o di un video.
Il frammento deriva da “frangere”, rompere. Mentre il dettaglio è il ritaglio di un intero conosciuto e ricomponibile, il frammento è la parte di un intero ormai perduto. Lo studio dei frammenti è un’indagine: un quadro anonimo è il frammento di un ipotetico intero (i quadri dipinti da un tale pittore) a cui si cerca di attribuirlo. Un reperto archeologico è il frammento di una civiltà perduta che cerchiamo di ricostruire attraverso ipotesi, a volte fondate, a volte meno.
Il gusto odierno recupera frammenti dell’arte del passato estrapolandoli dal loro contesto e dando loro un nuovo significato. È il gusto della citazione, della scrittura frammentaria, degli aforismi, ma anche dello zapping, delle antologie e delle compilation musicali, fino a pochi anni fa realizzate dalle case discografiche, oggi create in mp3 direttamente dai fruitori.