Introduzione
Del Barocchus tridentinus D’Ors afferma che “è quasi superfluo parlare particolarmente”. Già in precedenza, in un altro capitolo, trattandone di striscio, aveva spiegato come “nell’opinione corrente […] pass[i] per un fenomeno […], una sorta di “onda nera”, che spegne le luci brillanti e policrome del Rinascimento, che rovina la festa.” Ma non è così, dice D’Ors: “non conv[iene] contrapporre la Controriforma al Rinascimento” ma casomai entrambi al giansenismo: discorso già affrontato nell’illustrare il Barocco francescano. Quindi, pur essendo superfluo parlarne poiché i suoi “caratteri sono così conosciuti”, elenca Caravaggio, Carracci, Borromini, Della Porta, Tiepolo e Churriguera e, pur riconoscendone la parziale classicità, Vignola – che qui abbiamo visto essere “anche” manierista – ed Herrera. Ma noi ne parleremo particolarmente, anche se è superfluo, poiché il superfluo è una delle caratteristiche del barocco.
Arti: caratteristiche generali
Nell’arte figurativa europea il barocco è la fase compresa tra il manierismo e quell’estremo risultato del barocco stesso che fu il rococò (sec. XVII e inizi del XVIII). Proprio partendo dal manierismo si può abbozzare una genesi del barocco, necessariamente generica data la complessità dei fenomeni che il termine sottintende, come rinnovata sensibilità alla natura, al di là di stili e forme predeterminati, di cui la crisi manieristica aveva rivelato l’usura, attraverso la ripetizione di moduli ormai esausti. La crisi estetica e conoscitiva del manierismo, quella religiosa e politica della Controriforma stimolano a una critica dall’interno ai canoni classici e a forme di espressione che rivalutano sentimento e apparenza: non si indaga più la ratio della natura e delle forme, ma si pone un nuovo rapporto emotivo e formale tra l’uomo e le cose.
Per questo sostanziale rinnovamento ci si varrà di tutti quei diversi mezzi che una tecnica abile fino all’illusionismo mette a disposizione dell’artista barocco. Lo spazio in architettura si fa avvolgente e organico: la sua ragione geometrica non coincide con la sua essenza, ma è un mezzo per superare il limite tra apparenza e realtà; la prospettiva è illusiva e scenografica, sempre in rapporto con lo spettatore; negli edifici aperti verso l’esterno in un dialogo continuo con lo spazio urbano o con il paesaggio; nelle pale sacre in cui il gesto invita ad una partecipazione emotiva; nella scultura sempre in rapporto dinamico con lo spazio che la ospita.
A una più intima interdipendenza tra opera d’arte, spettatore e spazio corrisponde una più sostanziale aderenza tra le diverse tecniche: pittura e scultura si inseriscono nell’architettura modificandola; architettura e decorazione nascono contemporaneamente. La luce, elemento essenziale nello spazio barocco, non è più il “lume” chiaro e assoluto del Rinascimento, ma un “infinito relativo” che irrompe nelle navate delle chiese a esaltarne le strutture, accende i colori o li squarcia con raggi improvvisi sulle tele, esalta la superficie del marmo, dello stucco, del legno dorato.
Il linguaggio barocco elaborato nei primi decenni del Seicento da Rubens, Bernini e Borromini conquista le maestranze a tutti i livelli: artigiani, plasticatori, ebanisti, argentieri contribuiscono alla sua diffusione con apporti vitali. Da questi aspetti essenziali del nuovo stile non va disgiunta la sua profonda aderenza a quella realtà storica con la quale cresce e si sviluppa: le monarchie assolute (Francia e Spagna) e il Papato postcontroriformistico contribuiscono, con precetti e imperativi categorici, alla determinazione di alcune forme dell’edilizia ecclesiastica e di corte.
Né si possono trascurare gli aspetti particolari, le elaborazioni nazionali e regionali e tanto meno quelle antitesi dinamiche tra classicismo retorico e totale superamento dei canoni (in architettura), tra realismo e decorativismo allegorico (in pittura), entro cui si configura il barocco europeo e che coesistono all’interno delle situazioni culturali nazionali; esemplare in Italia il rapporto tra Bernini e Borromini, tra Caravaggio e Pietro da Cortona.
Possiamo dunque individuare all’interno del barocco europeo alcune grandi correnti e aree di influenza che nulla tolgono all’unità di un fenomeno internazionale. Una corrente naturalistica e scenografica che dall’Italia e dalla Spagna si diffonde nell’Europa centrale e, tramite gli ordini religiosi, raggiunge le colonie americane; una corrente accademica e classicheggiante in Francia, Inghilterra e Olanda; e infine la grande corrente del realismo caravaggesco, fenomeno apparentemente polemico nei confronti del barocco nella sua accezione decorativa e scenografica, ma che nasce da quella stessa attenzione alla natura, oltre la tradizione classica, che era parso uno dei punti di arrivo del nuovo stile.
Arti in Italia e nel mondo
In Italia, a Roma, spazi e volumi, non più composti secondo una geometria semplice e immediatamente evidente nella sua logica, diventano campo di tensioni che piegano e incurvano strutture e superfici, si complicano nella subordinazione delle parti. Alla pianta centrica si preferisce la pianta ellittica, polilobata o stellare. E’ necessario sottolineare il concetto di barocco come unità delle arti per penetrare il significato della scultura: significative le fontane romane, che propongono una nuova interpretazione pittoresca della natura.
Nelle altre parti d’Italia gli artisti locali elaborano, con rinnovata sensibilità, altrettante interpretazioni del nuovo stile, innesto di alcuni aspetti del barocco romano sulle matrici della cultura locale, mentre la Toscana rimane ai margini del movimento. A Lecce, Palermo e Catania un’interpretazione estremamente plastica e decorativa altera le superfici ma non le strutture. A Napoli l’evoluzione della cultura figurativa barocca dipende in gran parte dalla tradizione manieristica ed è la più importante dopo quella di Roma, ma è determinante anche la presenza di artisti come Domenichino e Caravaggio. L’aspetto barocco della città è dovuto più a una riforma del gusto che a una nuova concezione dello spazio architettonico, come invece accade a Roma. A Genova sull’ancor viva tradizione manierista si innestano nuove soluzioni urbanistiche, decorative o naturalistiche che preludono per eleganza di ritmi compositivi al rococò.
A Venezia si interpretano e si elaborano in termini barocchi il classicismo palladiano e la grande tradizione pittorica del Cinquecento. Rigorismo dottrinale e morale, ma anche un ardente spirito caritativo, assieme ad intrepidezza e conformismo devozionale, sono i caratteri del barocco lombardo e a Milano, che dànno impulso a una vasta produzione di pittura religiosa. A Bologna sulle esperienze decorative dei quadraturisti si forma una dinastia di scenografi e si tiene viva una tradizione classicheggiante, con i Carracci, Reni e Domenichino. A Torino i legami con la Francia giustificano una ricerca di monumentalità basata sull’iterazione di motivi architettonici.
In Francia il barocco assume una fisionomia classicheggiante, strettamente connessa con l’ideologia assolutistica di Luigi XIV: il classicismo barocco francese non è certamente di tipo rinascimentale, a misura d’uomo, ma enfatico e monumentale. In Inghilterra sull’architettura palladiana in pieno fulgore si innesta un’attività che interpreta i dati del barocco classicheggiante francese tendendo a estrarre dai canoni classicheggianti gli effetti più insoliti.
In Olanda la problematica della luce in pittura è impostata dai caravaggeschi. La pittura da cavalletto si scompone in più generi specializzati: paesaggio, vedute urbane, fiori, animali, nature morte che attraverso una tecnica illusionistica si indirizzano verso un accentuato decorativismo. Nelle Fiandre l’opera di Rubens, che rielabora la grande tradizione rinascimentale, raggiunge risultati scenografici e naturalistici. Nell’Europa centrale il barocco raggiunge risultati pregnanti e originali dall’elaborazione di apporti francesi e italiani: francesi nell’edilizia di corte in Germania, italiani in Baviera, Franconia e Austria: piante complesse, volte doppie e intersecantisi, dilatazione prospettica degli spazi, organicità della decorazione a stucco e affresco negli interni.
In Spagna, in pittura, superando il tardo manierismo degli artisti attivi all’Escorial, si interpreta in senso drammatico ed espressionistico la pittura dei caravaggeschi napoletani e romani; in secondo luogo si estrae dalle premesse del luminismo un’evidenza plastica e formale di una fissità quasi metafisica; in terzo luogo il realismo si attenua in forme patetiche e sentimentali; infine Velazquez concilia, per il perfetto equilibrio tra evidenza formale e immediatezza di rappresentazione, l’esigenza del vero con il decoro di corte.
In architettura gli architetti e i decoratori Churriguera, attivi a Salamanca e a Madrid, elaborano un tipo di decorazione avvolgente e movimentata che invade la superficie architettonica sostituendovisi. L’arte barocca viene esportata in quella che D’Ors definisce una “derivazione oltreoceano dello stile gesuitico, che costituisce una varietà, sorta di Barocco in America – ricchissima e commovente – a cui si è dato recentemente il nome di ‘stile coloniale’, ‘Arte Coloniale’.” Di cui il critico catalano dice essere “interessante studiare un certo richiamo e come un seguito alla tradizione del Barocchus pristinus o del Barocchus arcaicus.”
Musica
Il barocco è un periodo che abbraccia un secolo e mezzo (ca. 1600-1750), ricco di manifestazioni musicali disparatissime. Detto anche “età del basso continuo”: l’avvento del basso continuo infatti è il dato più appariscente della trasformazione del linguaggio rinascimentale che si compie attorno all’anno 1600. La scrittura polifonica in cui tutte le voci erano ugualmente importanti, si polarizza sulle voci estreme; si afferma la monodia accompagnata e l’incontro delle parti in senso verticale sviluppa l’armonia, che si libera dalla modalità e definisce la tonalità. Il discorso orizzontale viene meno, a meno che – come in Bach – la scrittura contrappuntistica si concilii con quella armonica.
Uno dei fini della poetica barocca è l’adesione della musica al mondo degli “affetti”: lo statico equilibrio rinascimentale cede il posto a un vibrante dinamismo espressivo, che può manifestarsi nell’intensità sfarzosa del colorismo veneziano come nella linearità delle composizioni monodiche. La ricerca della tensione, del contrasto, del “chiaroscuro” si afferma anche nella musica strumentale, parallelamente a cui si formano in campo vocale i generi dell’oratorio, della cantata e del melodramma, nel cui ultimo caso lo sfarzo scenico, il gusto per l’ornamentazione e il virtuosismo rimandano ad altrettanti atteggiamenti emblematici del gusto barocco.
Letteratura
La letteratura barocca, brevemente, ha come caratteristica principale quella di essere infarcita di metafore, che sono il contraltare letterario delle decorazioni nelle arti figurative. Tale figura retorica si moltiplica in modo ipertrofico in seguito ad una interpretazione estremizzante della Retorica di Aristotele o, in alcuni casi, alla ribellione alle tradizioni letterarie: l’effetto permane lo stesso. La facoltà di produrre metafore viene indicata col termine ingegno. Acutezza e arguzia rilevano il ruolo dell’ingegno e dei concetti, la loro attitudine a colpire l’ascoltatore: anche lo spirito (il barocco vuole essere “spiritoso”, intendendo però suscitare non il riso ma la meraviglia di fronte all’inaspettato), esprit in francese, agudeza in spagnolo, wit in inglese, Witz in tedesco.
Questo modo di poetare è detto anche marinismo dal nome del più celebre poeta barocco italiano, il napoletano Giambattista Marino. In Spagna nella lirica si distinguono due correnti: il gongorismo o culteranismo o cultismo; e il concettismo. In Francia fiorisce il preziosismo e in Inghilterra l’eufuismo, così detto dal romanzo Euphues di J. Lyly: ma tutti hanno caratteristiche simili.
Festa barocca
Diamo qui le caratteristiche del barocco desunte dal documentario Festa barocca, che andò in onda in sei puntate sulla RAI nel 1992. Il testo originale, da cui sono prese tali caratteristiche e rielaborate personalmente da me, era del critico francese Jean Antoine, doppiato per l’occasione da Brando Quilici, figlio del grande Folco.
Gli artisti del Sei e Settecento sono veri e propri stregoni della meraviglia: la loro arte è soprattutto movimento, vi è una mobilità potenziale della scultura, poiché l’arte deve coinvolgere, meravigliare: essa è spettacolare, contrappone la fantasia dell’artista alla razionalità. Fa esplodere forme complesse ed elaborate in varie forme, soprattutto ellissi, spirali ed ovali, forme nuove che non dimenticano la lezione formale del mondo antico. Vi è una dialettica verità/fantasia che porta al trionfo dell’effimero: il barocco è soprattutto una festa, sottolineata dall’audacia delle scene: gli autori del tempo barocco sono geniali, amano ciò che è spettacolare, con continue sorprese scenografiche dall’impronta fantastica, immaginosa e vitale.
Non vi sono solo grandi maestri, ma anche oscuri artigiani: il barocco sorprende quando agisce grandiosamente, ma anche in piccoli interventi, per la sua infinità di varianti. Le città sono un grande teatro, ricco di quinte e fondali, trasformate dalla patina magica del barocco, che le rinnova stupendamente. E’ una risposta spettacolare alla severità classico-aristotelica (ermetica e neorealista, si direbbe oggi) con un esaltante moltiplicarsi di quinte e scenari che dà vita ad un’architettura trionfale e trionfalistica, dove avviene un’unica immensa recita.
Vi si realizza un’aspirazione all’infinito (sia cristiana che bruniana, laica) in una sintesi di classica serenità e tensione avanguardistica, che dà adito all’originalità e all’inventiva innovatrice: ricchezza di decorazioni, meraviglia, fantasia della decorazione consentono di creare immaginando il futuro e mantenendo il legame col passato, grazie alle molte deroghe a quanto sembrava immutabile. Lo spettacolo è sontuoso, su un palcoscenico effimero (le vie e le piazze) dalla coreografia sei-settecentesca dove il tempo si appropria del passato.
L’ambigua festa barocca fonde scherzi e maschere con la passione per il grandioso, lo sfarzo, lo stupefacente, la ricchezza ostentata: è un riflesso abbagliante di oro e gioia con tanto di spinta espansiva, avvolgente, dalle forme che si dilatano, non solo nelle città ma anche in campagna: fa della natura uno spettacolo, un teatro, un motivo di godimento, ricchezza e lusso, i quali mobilitano alla gioia con un movimento pulsante tipico della stessa: sono forme organiche che sembrano respirare, vivere: le curve imitano i corpi animali e i rami e le radici delle piante.
Il barocco è luminoso, la statua sembra spiccare un salto, poiché è un’arte esaltata ed esaltante, dall’enfasi che stordisce in forme stravolte in torsioni ipnotizzanti e forme deliranti: le quali permettono, a volte, che vi si inserisca un realismo clamoroso se spettacolare, dall’effetto sconvolgente. Sono opere grandiose e anonimi simboli, infinite forme proliferanti in continua tensione. Sinuosi cammini che provocano emozione, esplosione, frenesia, gioia, colore e fantasia.
Il barocco ha mille aspetti: tra le sue mille pieghe vi sono una fuga movimentata (toccata e fuga) e un grande temperamento. E’ un’arte per tutti i livelli, fonde estremi inconciliabili, aria e terra. L’artista barocco crea con un colpo di testa o un colpo di genio palazzi di sogno dai tratti abbaglianti che risplendono in un sollevarsi di cortine: sono le sue mille forme di creatività e sensualità, dagli accenti voluttuosi, in un volteggiare di forme ove si fondono pittura e scultura, con un effetto di puro teatro, sfoggio di ricchezza, decorazione fastosa, dove apparire è meglio che essere e conta il “travestimento barocco”, poiché siamo tutti attori di tragedie tra fuochi pirotecnici.
Il barocco non è anticlassico, ma una libera utilizzazione del messaggio classico: un sorprendente sistema in espansione, con multiformi fantasie applicate alla scienza, allo studio e alla catalogazione, poiché l’universo intero è pieno di strabilianti e fantastiche creature barocche e di elementi in continua trasformazione. Il barocco si dà all’ostentazione che si oppone al rigore, alla sobrietà e alla modestia: esso ha un gusto sia delizioso che grandioso, dei fasti che si oppongono alla semplicità: è fiero di esibire qualsiasi cosa sia sontuosa.
Gli artisti barocchi sono grandi virtuosi che mescolano tutti gli stili: l’artista si diverte ad aggiungere qua e là, per cui tutto è artificiale: si creano falsi monumenti antichi e false rovine, in una grande e raffinata festa barocca costruita per divertirsi. E’ irregolare, asimmetrico e cangiante; ama la vanità e il paradosso; crea decorazioni con volti grotteschi e arrotonda tutto come farà poi il rococò. Spacconata barocca che dà libero corso alla fantasia, alla gioia creativa, alle divagazioni.
Si decora la realtà con conchiglie, maschere (per decorarsi non per nascondersi), ghirigori, particolari inutili. Sono spiriti ribollenti di idee che amano le ricchezze visibili, esposte, i colpi d’ala barocchi e sentono lo spirito dell’epoca in cui tutto è metamorfosi ed eccentricità sorprendente.