Che cosa D’Ors intenda per barocco rupestris non è subito chiaro da definire: egli comincia a trattarne partendo dall’Italia e dalla Francia di Maria de’ Medici, la principessa fiorentina che andò sposa al re di Francia, per poi arrivare a Florian e ai Trianon, coprendo così un arco di tempo che va dalla fine del XVI sec. a tutto il XVIII, una corrente evidentemente parallela e contemporanea ad altre forme di barocco come il tridentino e il rococò, di cui parlerà – e noi con lui – più avanti. Trattandone, infatti, conferisce al rupestre alcune caratteristiche del rocaille, che è però fenomeno tutto rococò: distinguendo perciò i due fenomeni artistici.
Il rupestre è per D’Ors lo “stile grottesco”, parola che fa derivare da “grotta”, o “duro”, sempre come dice lui: “specie assai curiosa, caratterizzata da una forte dose di naturalismo rustico e letterale, […], passando attraverso numerose e divertenti invenzioni nell’arte dei giardini.”
Il rocaille è un tipo di decorazione rustica dei giardini realizzata mediante l’imitazione di elementi naturali quali grotte, rocce, incrostazioni di conchiglie, stalattiti ecc. Agli inizi del sec. XVIII, grazie soprattutto alle incisioni e ai disegni di J.-A. Meissonier, l’uso di tali elementi, unitamente al gusto per l’asimmetria, si estese ai vari settori dell’architettura e delle arti minori (particolarmente l’oreficeria e l’ebanisteria) contribuendo alla definizione dello stile rococò: solo che D’Ors, come detto, lo fa cominciare più di un secolo prima.
E’ più completo allora andare a vedere che cosa fu la grotta artificiale per l’architettura manieristica: anche qui dovendo scorporare il rupestre da un altro barocco, come nel caso del rococò: in questo caso dal manierismo. La grotta artificiale, elemento bizzarro e ambiguo, tra “natura” e “arte”, godette di molta fortuna tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII: dal prototipo del Giardino Segreto del palazzo del Te a Mantova di Giulio Romano, a quella celebre del Buontalenti nel Giardino di Boboli a Firenze (che ospitò dapprima i Prigioni di Michelangelo), dalla grotta dei Pini del Primaticcio a Fontainebleau a quella tutta decorata in ceramica di Bernard Palissy per il giardino delle Tuileries.
Anche il Settecento, con il gusto preromantico per la “rovina” e il pittoresco, impiegò ampiamente la grotta come elemento fantasioso nel contesto naturale, specie nei giardini paesistici inglesi e in Germania (giardini reali di Richmond e Nymphenburg).
D’Ors a proposito di questo stile porta gli esempi di Bernard Palissy, dei Wasserwerke di Hellbrunn, dei Mirabellgarten di Salisburgo, di Florian, come detto, e dei Trianon, detto anche questo.
Palissy fu un ceramista francese (1510-1590) attivo nei centri di Saintes e Parigi e che elaborò uno stile che influenzò notevolmente la successiva produzione di maioliche francesi. Famose divennero le sue terrecotte verniciate (dette rustiques figulines) decorate con salamandre, anguille, serpenti, lucertole, pesci in rilievo, spesso ottenute con veri e propri calchi su soggetti veri. Queste opere sono caratterizzate da una tavolozza nei colori giallo, azzurro, marrone, violaceo, accostati in perfetta armonia di toni.
I Wasserwerke di Hellbrunn sono giardini d’acqua, tra i più famosi al mondo, e contenenti le grotte artificiali che qui premono a D’Ors e a noi, costruiti dal principe arcivescovo di Salisburgo a sud della città austriaca nel 1612. Ma già il principe arcivescovo predecessore, nel 1606, aveva fatto costruire per la sua amante i Mirabellgarten di Salisburgo, celebri per la fontana di Pegaso, la “Grande Fontana” con quattro gruppi di figure simboleggianti i quattro elementi naturali primi, un teatro, il giardino degli gnomi con ventotto figure in marmo bianco, il Roseto e l’Arancera con tanto di serra, quest’ultima, per le palme.
Jean-Pierre Claris de Florian (1755-1794) fu uno scrittore francese, pronipote di Voltaire, che compose opere teatrali, novelle pastorali e romanzi storico-cavallereschi, oltre a liriche che come le altre opere erano improntate a un sentimentalismo di stampo moralistico. Sua massima gloria sono i Fables (1792), in cui contrappone i piaceri della vita contadina alle artificiosità della vita di corte.
I Trianon sono due ville costruite nel parco di Versailles: il Grande Trianon, per Luigi XIV (1689), costituito da un edificio a un piano, con vasta corte a emiciclo, rivestito in marmo bianco e rosa; e il Piccolo Trianon, fatto costruire da Luigi XV per Madame du Barry (1762-68) e poi donato da Luigi XVI a Maria Antonietta, che vi aggiunse il padiglione della Musica e il tempio dell’Amore.
Eugenio D’Ors infine conclude la carrellata di barocchi rupestri citando gli Arcadi che, come si sa, sono sempre stati contrapposti al Barocco: ma nel risvolto di copertina dell’edizione Abscondita del suo saggio, preso dalla postfazione di Luciano Anceschi, questi avverte: “l’apparentemente pacifica immagine convenzionale del Barocco vien discussa in figura di emblemi sensibili e immaginosi, e quasi rovesciata.”